Scout Castelmaggiore 1

Il Clan a Casa Santa Chiara

Campo di Servizio a casa Santa Chiara

Noi del clan Araba Fenice del gruppo Castel Maggiore 1, durante le vacanze di natale, abbiamo deciso di dedicare la nostra route invernale ad un campo di servizio con Casa Santa Chiara a Sottocastello di Pieve di Cadore, in provincia di Belluno, dove abbiamo trascorso quattro giorni come volontari a disposizione dei bisogni della comunità. Casa Santa Chiara è una casa di vacanza innalzata fra il 1969 e il 1972, anno nel quale fu completata ed inaugurata, durante quattro campi di lavoro estivi ai quali presero parte, prestando il loro aiuto, giovani volontari provenienti da varie parti d’Italia oltre che da diversi paesi d’Europa. L’idea di fondo che stava e tuttora sta alla base di Casa Santa Chiara è quella di poter garantire un periodo di vacanza anche alle persone con disabilità di tipo psichico, ospiti della casa. Oggi le attività che si svolgono a Casa Santa Chiara sono curate da Il Ponte, associazione di volontariato nata nel 1992 con sede a Bologna, in via Clavature 6. Il Ponte è un centro ricreativo diurno che si dedica in particolare alla cura del tempo libero dei ragazzi con problemi di handicap, come spiegato sul sito di Casa Santa Chiara, e oltre a diverse attività organizzate nella sua sede si occupa della gestione della casa a Sottocastello.

La programmazione d’una giornata tipo a Casa Santa Chiara si sviluppa in questo senso: il mattino generalmente alle otto suona la sveglia, che avviene tramite la diffusione di musica attraverso l’impianto che raggiunge tutti i piani della casa, la colazione e al termine di questa, a partecipazione libera, le lodi nella sala dell’Amicizia. Verso le dieci, poi, prendono il via le gite mattutine, che mirano a dar la possibilità a tutti di svagarsi con passeggiate non troppo impegnative nei dintorni oppure, a scelta, con viaggi a bordo dei pulmini del centro che, guidati dai volontari, accompagnano gli ospiti alle mete prefissate. Anche la partecipazione a queste gite è libera e ogni mattina sono proposte non una ma due o tre possibili mete a scelta d’ognuno. Le gite sono programmate di modo da terminare intorno alle dodici e trenta, poiché per l’una è previsto il pranzo, al termine del quale l’organizzazione pianifica un paio d’ore di riposo per ospiti e volontari, ore che ogni ospite impiega in modo diverso: c’è chi per abitudine riposa a letto, chi si siede davanti alla tv, chi gioca a carte e chi semplicemente gira per la casa alla ricerca di qualcuno con cui chiacchierare o solo scambiare due parole. Intorno alle quattro prendono il via le attività del pomeriggio, che prevedono principalmente lavori di decoupage, laboratori di disegno o, nei giorni in cui siamo stati presenti, anche varie attività di preparazione per la festa di capodanno, come la costruzione di maschere, ghirlande e centrotavola. Tutti questi lavori terminano verso le sei, quando inizia la preparazione per la messa che è programmata per le sei e trenta. Una volta celebrata questa, e dopo la cena, nella sala dell’Amicizia si svolgono le attività serali, e verso le dieci e trenta finisce la giornata degli ospiti, che dai volontari sono accompagnati alle loro camere, ma non quella dei volontari: una volta messi a letto gli ospiti, infatti, intorno alle undici per i volontari è prevista la canonica riunione collettiva, nella quale si parla di come è andata la giornata e si procede all’organizzazione di quella del giorno seguente.

Noi siamo arrivati a Casa Santa Chiara martedì 27 dicembre per ora di pranzo, e l’accoglienza che ci hanno riservato gli ospiti della struttura è stata, per quanto gli fossimo completamente sconosciuti, accogliente e calorosa come difficilmente se ne hanno d’altre parti. Dopo pranzo e dopo esserci sistemati nelle varie stanze, il primo compito che spetta al clan è l’organizzazione e la gestione delle attività pomeridiane: un po’ come un banco di prova per vedere come ce la caviamo nell’arte dell’improvvisazione. Coinvolgere gli ospiti è abbastanza faticoso, ma si fa più lieve man mano che i membri del clan iniziano a sciogliersi e ad accantonare l’imbarazzo. Fra un gioco che degenera subito dopo finite di spiegare le regole e canzoni cantate quasi solo noi del clan (e neanche tutti!) un pomeriggio che appariva come eterno giunge al termine, e alla prima messa, cui partecipiamo in pochi perché c’è chi esce dal pomeriggio abbastanza provato e preferisce riposarsi in camera, il parroco, padre Fiorenzo ci parla un po’ delle idee che stanno alla base di Casa Santa Chiara, interagisce con noi e con gli altri presenti. Le preghiere dei fedeli poi sono un momento collettivo, che per quanto rientrino all’interno della funzione religiosa ognuno si sente libero di pregare per quello che crede, e in diversi lo fanno. Terminata la messa e dopo la cena è tempo d’un’altra tornata di giochi e canzoni densi d’imbarazzo, o almeno questa è l’impressione che abbiamo sul momento, ma ben presto inizieremo a conviverci con grande familiarità. Verso le 22:30 la serata si conclude, orario che in condizioni abituali non ci incute particolari preoccupazioni, ma sarà un po’ il viaggio e un po’ la fatica di calarsi così in fretta in questa realtà tanto diversa, fatto sta che durante la riunione con i volontari, dove prima di passare all’organizzazione il parroco e le responsabili ci riservano qualche parola d’accoglienza e cercano di tirarci fuori qualche impressione preliminare si vedono fra quelli del clan facce parecchio stanche. Terminata la riunione c’è chi resta a far comunità con gli altri volontari, giocando a carte o chiacchierando, ma ben presto tutti si ritirano nelle loro stanze.

Mercoledì 28 dicembre il programma prevede due diverse gite mattutine: una parte del gruppo si dirige al mercato di Tai, un’altra frazione di Pieve di Cadore, mentre altri vanno in visita ad Domegge, un altro paese limitrofo dove si trova una buonissima e rinomata pasticceria, almeno secondo il pensiero degli ospiti. La maggior parte del clan prende parte alla gita al mercato di Tai, al quale ci dirigiamo a piedi accompagnando gli ospiti. C’è chi si trova a tener per mano qualcuno, altri che scambiano semplicemente due chiacchiere con qualcun altro durante il cammino, fatto sta che il tratto è breve e in poco tempo arriviamo al mercato, che in fondo è un comunissimo mercato di paese, senz’alcuna attrattiva particolare. Così dopo dieci minuti, tempo impiegato per girare tutto il mercato un paio di volte, il gruppo si divide e si sparge nei bar che circondano la zona. Ripartiamo in direzione della Casa verso le dodici, e una volta arrivati, una volta consumato il pranzo e riposatici un po’ alcuni di noi si dedicano ad aiutare gli ospiti a preparare i loro spettacoli per il Santa Chiara’s got talent, che si svolge alla sera, dove tutti portano i loro scatch: c’è chi canta, chi balla, chi mette in scena un quadretto comico, chi fa tutte queste cose insieme. Rispetto alla precedente, questa giornata passa un po’ più leggera, e ci presentiamo alla riunione un po’ più energici, tanto che una volta finita questa ci fermiamo bene o male tutti per giocare ad un gioco di carte abbastanza stupido che però richiama istinti e riflessi nascosti.

Giovedì 29 dicembre alcuni partono per Belluno, altri per Pieve di Cadore con l’intento di visitare la caratteristica casa di Babbo Natale, altri per Rifugio Sella. Una parte consistente del clan parte a piedi per raggiungere la fantomatica casetta di Babbo Natale, e la strada è più lunga di quella per arrivare a Tai, tanto che in alcuni momenti pensiamo che non tutti gli ospiti che sono partiti a piedi ce la possano fare, difatti a Pieve di Cadore il gruppo si sfalda perché la strada per la casetta è ancora lunga e non tutti ce la fanno, così decidiamo di fermarci per festeggiare la strada percorsa in una bellissima pasticceria di Pieve di Cadore, proprio di fronte alla piazza al cui centro si staglia maestosa una statua di Tiziano. Dopo esserci abbondantemente rifocillati ripartiamo in direzione di casa, cambiando strada, e stranamente il percorso ci appare molto più breve dell’andata: sarà la discesa… Il pomeriggio alcuni volontari posizionano dei tavoli nel salone dell’Amicizia dove un gruppo nutrito di ospiti inizia a lavorare alle maschere e alle decorazioni per la festa di capodanno, qualcun altro prende i pulmini per andare a vedere i presepi dei paesi limitrofi, altri ancora giocano a carte o guardano la tv. Qualcuno accende il fuoco, il clima è tipicamente natalizio e un po’ nostalgico, ma forse è solo perché è il nostro ultimo giorno a Casa Santa Chiara. Dopo le attività, dato che è appunto la nostra ultima messa, decidiamo di parteciparvi tutti e di presenziarvi in uniforme. Inoltre ci occupiamo anche dell’animazione e dei canti, e questa volta cantiamo tutti e si sente, o almeno credo, tanto che alla fine della messa ci guadagniamo pure un applauso! Dopo cena in programma c’è una serata karaoke, dove ogni ospite si cimenta nelle sue canzoni preferite, di tendenza provenienti dalla scena musicale italiana dello scorso secolo, e dopo aver cantato e aver riso, dopo la riunione con i volontari nella quale don Fiorenzo ci dona un libretto ciascuno sulla dettagliata storia di Casa Santa Chiara, dopo averci ringraziato per la nostra presenza e per l’aiuto prestato (e soprattutto dopo le lunghe ed allegre balotte del post-riunione, con tanto di brindisi “agli scout”) termina anche la nostra ultima serata come volontari, perché il giorno dopo è prevista un’unica gita lunga, a Dobbiaco, ma noi del clan non potremo prendervi parte perché abbiamo in programma di partire in direzione di casa, e così per venerdì non ci resta altro da fare che salutare. E dopo i saluti e una foto tutti insieme ci ritiriamo per una verifica di clan sull’esperienza che si appresta a concludere: molto bella, molto particolare, molto diversa dal solito per tutti. C’è chi ammette di essersi messo meno in gioco, c’è chi ne parla come d’una esperienza fra le più significative della sua vita, c’è chi la ritiene come solo l’inizio d’un percorso che non si conclude con la fine di questo campo. Complessivamente però tutti sono soddisfatti, perché è la prima volta che il nostro clan si cala in una realtà del genere, che si trova a condividere un’esperienza di servizio di questo tipo.

Al momento di salutarci, un po’ emozionati, a chi fra gli ospiti ci chiede quando ci rivediamo noi rispondiamo che ci rivediamo presto. E quella di rivederci, presto, di rimanere in contatto con i ragazzi dell’associazione Il Ponte, di passare presto a trovarli ma anche di organizzare qualcosa a Castel Maggiore, tutti insieme, è una delle decise intenzioni con le quali salutiamo Casa Santa Chiara venerdì 30 dicembre, dopo pranzo.

Emanuele Grasilli

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